Poseidone (Nettuno



Poseidone (Nettuno per i Romani) era, nella mitologia ellenica, il dio del mare, della navigazione, delle tempeste e dei terremoti. Era figlio di Crono e di Rea. Aveva per attributi il tridente, regalo dei ciclopi, il toro, il delfino ed il cavallo che avrebbe addomesticato. Nelle sue vaste stalle vi erano cavalli bianchi dalla criniera d'oro e dagli zoccoli di bronzo; vi era pure un carrello d'oro che alleviava istantaneamente le tempeste.

Poseidone, avido di regni terrestri, un giorno rivendicò l’Attica piantando il suo tridente nell'acropoli di Atene facendo scaturire, immediatamente, un pozzo d'acqua salata che ancora vi si trova ancora. Più tardi, durante il regno di Cecrops, arrivò Atena venne e si installò in modo più piacevole piantando il primo ulivo vicino al pozzo. Poseidone, furioso, la sfidò in combattimento ed Atena era pronta ad accettare se Zeus non si fosse interposto e non avesse ordinato loro di sottoporsi ad un arbitrato. Zeus non emise un verdetto, ma tutti gli altri dei sostennero Poseidone e tutte le dee sostennero Atena. E così, a maggioranza di una voce, il tribunale decretò che Atena aveva più diritti sul territorio perché lo aveva dotato di un regalo più utile.

Poseidone contese ad Atena anche Trézène, una città del Peloponneso; in quest'occasione Zeus diede l'ordine che la città fosse divisa tra i due e ciò che fu sgradevole all'uno ed all'altro. In seguito, provò, senza successo, ad ottenere da Zeus l'isola d'Egine; contese Corinto a Elios, ma ricevette soltanto l'istmo, mentre l'acropoli restò ad Elios. Furioso, provò a prendere a Era Argolide ed era pronto a combattere ancora, rifiutando di apparire dinanzi ai suoi pari olimpici, che, diceva, erano prevenuti contro lui. Di conseguenza, Zeus sottopose l'affare ai dio-fiumi Inachos, Céphise ed Asterione, e il giudizio che scaturì fu a favore di Era. Rivendica anche l'invenzione della briglia, benché Atena l'abbia inventata prima di lui; ma non gli contestano di avere istituito le corse dei cavalli.

Demetra era alla ricerca di sua figlia Persefone, stancata e scoraggiata dalla sua ricerca era poco pronta trattare innamoramenti con nessun dio o Titano, allora si trasformò in giumenta ed andò nutrirsi con il gregge di un certo Oncos, figlio di Apollo che regnava a Oncéion in Arcadia. Ma non riuscì ad ingannare Poseidone, che si trasformò anch'egli e venne a congiungersi ad essa; da quest'unione nacquero la ninfa Despoena ed il cavallo selvaggio Aério. Ebbe numerose amanti ed era il padre di numerosi bambini.

Argolide fu essiccata da Poseidone, furioso che questo territorio che ambiva gli era stato rifiutato. Fu allora che Amymoné ricevette da suo padre Danaos l'ordine di scoprire una fonte per dissetare la popolazione e soprattutto, con la sua condotta, di non dispiacere a Poseidone. Ma, in cammino, incontrò un satiro che tentò di violentarla e chiamò Poseidone che cacciò l'imprudente lanciandogli il suo tridente; l'arma si piantò in una roccia da cui scaturì, immediatamente, una fonte limpida e fresca che Amymoné supplicò di lasciare scorrere. Poseidone, che si era innamorato, acconsentì a condizione che la giovane donna si fosse data a lui; Amymoné non esitò un solo momento e da quest'unione nacque Nauplios.