Silvano


 

Nel 1939 a Baggio nacque un bimbo, lo chiamarono Silvano.
La sua storia familiare si rivelò da subito sfortunata, infatti la madre, malata, affidò il neonato ad una parente che aveva da poco perso un figlio anch'esso appena nato, questa zia, in un momento di follia, cercò di avvelenare il piccolo Silvano facendogli bere un acido che per poco non lo uccise.
Il bambino rimase in ospedale per alcuni mesi e ne uscì salvo per miracolo ma con il volto sfigurato.
Poco tempo dopo, il padre fu chiamato in guerra e venne mandato in Russia, da dove non fece più ritorno.
La madre , indigente e con problemi di salute, non era in grado di accudire il piccolo Silvano, così venne affidato ad un orfanatrofio milanese dove crebbe insieme ad altri bimbi orfani e dove visse fino al 13mo anno di età, quando tornò ad abitare con la mamma che nel frattempo aveva ottenuto una casa popolare a Monza.
Silvano iniziò a lavorare a Lissone, lucidava i mobili, si recava sul posto in bicicletta alla mattina presto e tornava tardi alla sera ma la convivenza con la mamma era difficile perchè la poverina gravemente disturbata mentalmente, necessitava di psicofarmaci (non so se all'epoca si chiamavano cosi), inoltre veniva spesso ricoverata in una struttura, in quei tempi detta "manicomio", vi soggiornava per un periodo e poi tornava a casa....
Questa storia continuò per anni, intanto Silvano decise fare il volontario alla croce rossa, gli piacque e così si iscrisse alla scuola per infermieri professionali dell'ospedale san gerardo di Monza. Una sera, aveva circa 20 anni ed era un tirocinante del pronto soccorso, arrivò un ambulanza: dentro c'era sua madre che, estenuata dalla sua vita disgraziata, aveva ingoiato una dose massiccia di barbiturici e si era tolta la vita. Aveva 44 anni.
Il ragazzo continuò a fare l'infermiere (e lo fece per 38 anni) subì vari interventi di chirurgia plastica facciale per ricostruire il volto ustionato e renderlo accettabile, sempre a causa dell'avvelenamento ebbe gravi problemi allo stomaco, lo operarono, gliene tolsero 3/4... poi si sposò, ebbe 2 figlie, la sua vita procededette abbastanza tranquilla, una vita come tante; Silvano si occupava delle persone anche al di fuori del suo lavoro, se qualcuno aveva bisogno di cure lui c'era sempre, faceva iniezioni e medicazioni, accudiva ed assisteva gli uomini e, se necessario anche gli animali.
Una persona buona, generosa, onesta, riservata.
Un giorno, intorno ai 71 anni, fu tradito proprio da quell'ospedale dove lui aveva prestato servizio per anni, fu ricoverato per accertamenti in seguito ad un malore e non gli diagnosticarono un tumore ai polmoni che, 9 mesi dopo, esplose con tutti i suoi sintomi e le sue metastasi ossee, non vi erano speranze.
Silvano morì dopo 4 mesi e mezzo di sofferenze.

Silvano era mio papà.

racconto trovata in rete: Storie vere